Come contrastare la povertà educativa? (Scopri di più su: BeneComune.net)
L’approccio multidimensionale alla povertà ci mostra, da diversi anni, che la dimensione economica da sola non è sufficiente ad inquadrare e contrastare questo fenomeno. Esiste infatti una povertà altrettanto insidiosa e spesso sottovalutata, che riguarda in particolare i minori: la povertà educativa. Anzi a ben vedere la povertà economica è spesso causata dalla povertà educativa: le due si alimentano reciprocamente e si trasmettono di generazione in generazione. E’ questa la prospettiva forse più adeguata per comprendere la portata del fenomeno della povertà minorile italiana.

Finalmente la povertà educativa è entrata nell’agenda di Governo con la legge di Bilancio 2016. Un segnale importante che ci chiede di affrontare questa questione vedendone tutte le dimensioni. La povertà educativa è la privazione, per i bambini e gli adolescenti, della possibilità di apprendere, sperimentare, sviluppare e far fiorire liberamente capacità, talenti e aspirazioni. Significa essere esclusi dall’acquisizione delle competenze necessarie per vivere in un mondo caratterizzato dall’economia della conoscenza, dalla rapidità, dall’innovazione. Una questione su cui da molti anni interveniamo attraverso l’offerta formativa realizzata dai nostri Enaip (insieme anche ad altri soggetti della formazione professionale italiana) e con i nostri progetti tesi a contrastare la dispersione scolastica. Ma siamo consapevoli dei limiti di tale azione.

In Italia, il 24,7% degli alunni di 15 anni non supera il livello minimo di competenze in matematica e il 19,5% nella lettura. Non sono in grado di ragionare in modo matematico, utilizzare formule, procedure e dati, per descrivere fenomeni, in contesti diversi. Nel caso della lettura, non sono in grado di analizzare e comprendere il significato di ciò che hanno appena letto. Si trovano, quindi, in uno stato di povertà cognitiva. L’Italia si colloca al 24° posto su 34 paesi OCSE. In ambito europeo, l’Italia si posiziona prima soltanto del Portogallo, della Svezia e della Grecia. Anche i dati sulla dispersione scolastica vedono il nostro Paese in forte difficoltà rispetto agli obiettivi europei sebbene in questi ultimi anni la situazione sia leggermente migliorata.

Il nostro approfondimento del mese di maggio vuole mettere a fuoco le varie dimensioni di questo fenomeno, vederne le connessioni, ragionando attorno ad alcune domande: cosa si intende per povertà educativa? Quali caratteristiche sta assumendo in Italia? Chi colpisce in modo specifico? Quale connessione c’è tra povertà economica e povertà educativa? Che ruolo possono svolgere la scuola e la formazione professionale ed altre agenzie educative (chiesa, associazioni, ecc...) per contrastare il fenomeno della povertà educativa?

Partiamo con Carlo Barone che ci parla dell'importanza di occuparsi della povertà educativa e di come viene misurata. E ci propone anche "un metodo per imparare a conoscere cosa funziona o meno, capire perché funziona o non funziona e condividere le lezioni apprese".

Carlo Borgomeo (Presidente di “Con i Bambini Impresa Sociale”) sottolinea come ragionando attorno a tre parole – periferie, povertà educativa e comunità educante – “si potrebbe cambiare il destino del nostro Paese, a condizione però che vengano impiegate nella quotidianità, nel nostro lavoro ma prima di tutto nel modo di pensare”. Ed è proprio questo il senso dell’istituzione del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile che “sta cercando di mettere insieme questi tre mattoncini per dare una opportunità a bambini e ragazzi di costruire il proprio futuro”.

Proseguiamo con il contributo di Maria Franca Posa (Responsabile Area Minori Caritas di Roma) che a partire dall’esperienza di ascolto dei centri di accoglienza per minori, promossi dalla Caritas di Roma, mostra tutta la complessità della situazione che vivono i ragazzi migranti che arrivano soli in Italia. Una complessità legata ad una serie di fattori da considerare con attenzione: area geografica di provenienza, status socio-economico, accesso alla scuola e alla cultura.

Matteo Faggioni (Enaip Piemonte) ci mostra come “l’attenzione al tema della dispersione scolastica ha portato gli operatori degli istituti educativi che si occupano di povertà educativa a sperimentare negli anni vari tipi di interventi”. In particolare viene proposta l’esperienza di En.A.I.P. Piemonte che partecipa all’iniziativa promossa dalla Regione Piemonte dal titolo “Obiettivo Orientamento Piemonte”. Questo progetto “vuole mettere a sistema innovazioni di processo e strategie di governance per diffondere su diverse province e su più ordini scolastici le azioni che hanno dimostrato la loro efficacia. Molto importante è la costruzione di una rete ‘a maglie strette’ dove si intrecciano le azioni di tutti i servizi che intercettano i giovani e che preveda, laddove la/il ragazza/o esca da un sistema, strumenti atti ad agganciarlo ad un altro”.

Chiudiamo con una ampia intervista a Cesare Moreno che ci racconta con passione il grande lavoro educativo realizzato dall’Associazione Maestri di Strada (di cui è presidente) in alcuni quartieri disagiati di Napoli. La prospettiva di questo lavoro pedagogico è sintetizzata da una bellissima frase di Danilo Dolci: “Ciascuno cresce solo se sognato". La missione educativa dei Maestri di Strada di Napoli si traduce nel voler bene ai ragazzi, senza giudicarli, nel farli crescere tirando fuori il meglio, la loro bellezza e ricchezza interiore, i loro sogni. Nel renderli liberi e sovrani della loro vita per farli uscire dai ghetti in cui sono costretti a vivere per la loro condizione sociale e per la lontananza del mondo adulto, che spesso guarda loro con sospetto senza dare risposte autentiche.

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