La democrazia sconfigge la crisi. L’Arci, la sinistra, la democrazia. (Scopri di più su: Arci.it)
  • di Francesca Chiavacci, Presidente nazionale Arci
Abbiamo deciso di avviare le celebrazioni del sessantesimo anniversario dalla fondazione dell’Arci con un confronto. Siamo un’associazione culturale che sin dalla nascita affonda i suoi valori nel mutualismo, nel solidarismo e nelle battaglie dei movimenti progressisti del nostro Paese e che oggi è uno dei pochi luoghi che propone azioni e pratiche in modo unitario. Per questo ci è sembrato più che opportuno incontrare alcuni dei principali esponenti dei partiti della sinistra italiana. Ma non solo. Anche personalità impegnate nella riflessione sulla cultura e sul pensiero di sinistra. Lo faremo il 7 aprile a Roma nel corso della seduta di un nostro Consiglio nazionale aperto. Abbiamo intitolato questo evento: La democrazia sconfigge la crisi. L’Arci, la sinistra, democrazia. In quell’occasione, sottoporremo agli ospiti le nostre idee e i nostri contenuti, chiedendo impegni concreti e precisi.

I primi sessant’anni della storia dell’Arci sono decenni di autonomia e di protagonismo sociale e politico nella società italiana. Questa autonomia e questo protagonismo devono proseguire la loro azione anche oggi. Anzi, soprattutto oggi di fronte alla frammentazione e alle divisioni, alla crisi della rappresentanza, e quindi della democrazia del nostro paese, ai fenomeni disgregativi della coesione sociale a cui assistiamo.

In questa fase complessa, in cui è forte l’esigenza di riconnettere la politica ai problemi quotidiani delle persone, abbiamo ritenuto che fosse corretto tentare di essere parte di un confronto incentrato sui contenuti, sui bisogni reali e sulle incertezze di cittadine e cittadini. Discuteremo a partire dai temi che ci stanno a cuore: la democrazia, la cultura, i diritti, la legalità democratica, la laicità, la lotta alla povertà. Proveremo a capire se, oltre la cortina fumogena della quotidiana battaglia politica, esistono le condizioni per arare un terreno comune di discussione, per ricominciare a tessere una trama su cui possano ritrovarsi mondi che oggi appaiono distanti anni luce.

Il prossimo 7 aprile si susseguiranno testimonianze importanti (dal lavoro sulla cultura di Massimo Bray al sostegno alla lotta contro la povertà del sociologo Cristiano Gori, fino all’iniziativa dei Radicali italiani con cui in questi anni ci siamo ritrovati in tante battaglie comuni).

Ascolteremo i ‘mille rivoli’ in cui si è organizzata - e divisa - la sinistra italiana, con gli occhi, le orecchie, il cuore (i nostri) di chi auspica che questi mille rivoli possano trasformarsi in una grande onda che ricostruisce un pensiero, una visione alternativa del mondo, dell’Europa e dell’Italia capace di assicurare giustizia sociale, uguaglianza, cultura. Capace di abbattere i tanti muri in costruzione.

Da sessant’anni sempre aperti è lo slogan che abbiamo scelto per il nostro anniversario. Ci è sembrato bene rappresentare quanto facciamo. Oggi siamo un soggetto diffuso sui territori, nel conflitto, nella rabbia, nel veleno, nelle contraddizioni in cui è immersa la società italiana.

Conflitti, contraddizioni, rabbia che ci attraversano e su cui lavoriamo quotidianamente, per contrastarli. E noi, che veniamo sottoposti ogni giorno a verifica, che vogliamo continuare nella coerenza ad essere ‘sempre aperti’, sappiamo quanto la nostra attività rischia di essere sempre più faticosa e difficile. Per questo chiederemo alle ‘tante sinistre’ che oggi si muovono nel paese che non voltino lo sguardo da un’altra parte o si mostrino deboli e rinunciatarie rispetto ai conflitti e alle domande di un’alternativa, ma le affrontino con coraggio e coerenza. Noi, nella nostra autonomia, con gli strumenti che sappiamo usare, con la nostra tensione e vocazione unitaria, saremo ben lieti di contribuire alla discussione e al confronto.

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