Quale ruolo hanno le grandi imprese nell’innovazione sociale, oltre quello di finanziatore, normalmente svolto attraverso le loro corporate foundations? La rilevanza di questo interrogativo è evidente solo ricordando l’analoga questione relativa all’innovazione tecnologica e in particolare, le implicazioni della dimensione aziendale sull’introduzione e diffusione di nuove tecniche produttive e di nuove produzioni. (Scopri di più su: ArchivioGeneratività.it)
  • di Matteo Caroli
Per dare risposta a questa domanda, il CERIIS (centro di ricerche sull’innovazione sociale) della Luiss Guido Carli ha realizzato una prima ricerca empirica su tredici Gruppi italiani caratterizzati da performance ambientali e sociali già molto positive nel loro settore; i risultati sono presentati nel “terzo rapporto” del Centro, pubblicato come “open book” a marzo.

Lo studio è basato sull’ipotesi concettuale che l’impresa di grande dimensione può essere addirittura protagonista dell’innovazione sociale, nella misura in cui sviluppa la propria innovazione anche nell’ambito delle sue politiche di sostenibilità. Tra innovazione d’impresa e sostenibilità vi è una duplice possibile connessione: per un verso, la prima può (e sempre più deve) avere impatti positivi rilevanti anche sulle problematiche ambientali e sociali. Per l’altro, la rilevanza delle azioni per la sostenibilità è fortemente correlata all’innovatività dei contenuti e delle modalità con cui sono poste in essere. La grande impresa può, dunque, guidare l’innovazione sociale lungo quattro direttrici: favorire l’affermarsi nel proprio contesto di innovazioni che “alzano l’asticella” degli standard ambientali e sociali a cui tutti gli attori economici tendono ad adeguarsi; attuare strategie di mercato che prevedono il progressivo abbandono di offerte e delle relative modalità produttive caratterizzate da forti esternalità negative. Al fine di rendere tali linee di azioni concretamente attuabili, occorre saper riprogettare il modello di business in modo da generare allo stesso tempo valore individuale e collettivo. Infine, è essenziale investire costantemente per l’affermarsi dei valori della sostenibilità nell’ambito del sistema organizzativo dell’impresa stessa e dei suoi interlocutori di business.

Data la dimensione e la natura del campione considerato, la ricerca fornisce delle evidenze che richiederanno successivi approfondimenti, ma comunque utili per comprendere le tendenze che si stanno affermando tra i Gruppi italiani più avanzati in materia di impegno per lo sviluppo sostenibile.

L’introduzione di nuove tecnologie che, pur rispondendo ad obiettivi economici, migliorano in modo significativo determinate problematiche ambientali e sociali è un ambito dove le grandi imprese, soprattutto manifatturiere, risultano molto impegnate; un dirigente apicale in una delle imprese studiate ha dichiarato “una grande impresa si deve occupare anche delle problematiche sociali del Paese, soprattutto quelle inerenti la propria area di business”. Nella maggior parte dei casi, dunque, il comportamento dell’impresa deriva non solo dalla necessità di assolvere al meglio a specifiche disposizioni normative, ma da una autonomo orientamento strategico: l’impresa investe per sviluppare tecnologie migliorative al fine di raggiungere una posizione di leadership riconosciuta proprio sul piano della sostenibilità; questo primato è considerato basilare per consolidare anche la leadership competitiva.

Lo sviluppo di innovazioni tecnologiche che coniugano esigenze di business, ambientali e sociali e il conseguente cambiamento del modello competitivo appiaono fortemente influenzati da due precise condizioni del sistema aziendale: la spinta di tipo “top – down” e i meccanismi di diffusione dei valori. La visione e l’impegno personale dell’ “alta direzione” del Gruppo si riscontrano, pur con intensità diverse, in tutti i casi in cui l’impresa orienta l’innovazione a fini anche sociali. Altrettanto rilevante è l’azione degli organi di governo e quindi, a monte, l’orientamento dei principali azionisti; in diversi casi, si osserva l’esistenza di un Comitato endoconsiliare con competenza specifica sulle tematiche della sostenibilità, esplicitata anche nella sua denominazione. L’efficacia dell’indirizzo promosso dai vertici aziendali dipende molto da come esso permea concretamente i comportamenti delle persone, attraverso una convinta adesione culturale della maggior parte della popolazione aziendale ai criteri di gestione sostenibile del business. Sono quindi altrettanto importanti le misure che stimolano tale adesione; in particolare: i sistemi di incentivazione, la formazione e le iniziative di comunicazione interna

Il modo in cui la grande impresa sviluppa le relazioni con gli “stakeholders” è il secondo grande ambito di possibile innovazione sociale. La centralità del coinvolgimento di questi ultimi nelle scelte aziendali anche strategiche è un principio ormai consolidato e che trova concretezza nelle procedure di così detto “stakeholders’ engagement”, seguite da un numero crescente di imprese (tra cui tutte quelle comprese nel campione considerato nella ricerca). Su questo piano, due terzi del campione considerato dichiara di avere un confronto strutturato con gli stakeholders, finalizzato a concordare le iniziative per la sostenibilità, o addirittura a delineare le strategie aziendali anche sulla base degli obiettivi di sostenibilità evidenziati dagli stessi stakeholders. Risulta sempre più concreto il passaggio da un approccio “reattivo”, per cui si interloquisce con gli attori sociali quando ci sono specifiche problematiche o in risposta a loro pressioni, ad uno “proattivo”, per cui tali soggetti sono un interlocutore organico del Gruppo nella definizione dei suoi complessivi orientamenti strategici.

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