Non più solo Isee per valutare la condizione economica dei beneficiari, criteri equi per le erogazioni e una quota del Fondo povertà vincolata ai servizi sui territori. Questi alcuni dei punti di intesa sottoscritti nel testo. Resta il nodo risorse che lascia “indefiniti i tempi verso una misura pienamente universale”. (Scopri di più su: RedattoreSociale.it)

Roma. Superare l’utilizzo esclusivo dell’Isee nel valutare la condizione economica di chi chiede di accedere al Reddito di inclusione, stabilire criteri equi per individuare l’importo del beneficio economico, promuovere meccanismi per evitare che i sussidi diventino trappole, prevedere un finanziamento specifico per i servizi per l’inclusione e infine un monitoraggio che verifichi l’attuazione della misura su tutto il territorio nazionale. Sono questi i punti chiave del Memorandum siglato da governo e Alleanza contro la povertà sull’attuazione della legge delega di contrasto alla povertà approvata in via definitiva il 9 marzo scorso al Senato e che istituisce il Rei, il Reddito di inclusione. Il documento, sottoscritto dalle due parti, è stato pubblicato venerdì 14 aprile e raccoglie il lavoro di confronto tra il cartello di organizzazioni dell’Alleanza e l’esecutivo su come affrontare alcune delle questioni non ancora ben definite nella legge e che dovranno essere risolte nei provvedimenti attuativi.

Un Memorandum che è già storia. Che la lotta alla povertà stia vivendo un periodo felice lo dimostra non solo la legge approvata in Senato, ma anche lo stanziamento di risorse mai viste prima su questo fronte. Proprio in questi giorni lo ha ribadito anche il Documento di economia e finanza (Def) 2017, secondo cui “Le risorse stanziate ammontano complessivamente a circa 1,2 miliardi per il 2017 e 1,7 per il 2018”. A coronare questa serie di eventi, c’è anche il Memorandum.Il testo, infatti, rappresenta una novità in Italia. Sebbene su lavoro e pensioni c’è già una tradizione di Memorandum firmati tra parti sociali e governo, sulle politiche sociali, invece, un documento del genere non era stato mai siglato. Un bel colpo, quindi, per l’Alleanza. Sebbene il Rei previsto dalla legge approvata in Senato non abbia ancora raggiunto gli obiettivi fissati dal “Reis” messo a punto dalle associazioni, per l’Alleanza la sua approvazione rappresenta “un risultato fondamentale per il nostro paese, che per la prima volta si dota di uno strumento strutturale di contrasto alla povertà”.

I limiti imposti dalle risorse disponibili. Il testo raccoglie i punti di intesa tra governo e Alleanza, preceduti da una introduzione in cui si dice, senza mezzi termini, che “non sarà possibile nel decreto attuativo definire i tempi della progressione graduale verso una misura pienamente universale, per necessità legate all’esigenza di reperire le adeguate coperture finanziarie – spiega il Memorandum -. Ma il governo e l’Alleanza concordano che non si fermi questo percorso di universalizzazione della misura da realizzarsi attraverso il Piano di contrasto alla povertà e che sin dai prossimi provvedimenti di bilancio debbano essere assicurate le risorse che permettono in tempi ragionevoli la definizione dello stesso”. L’intesa, quindi, punta a potenziare le misure contro la povertà e sottolinea che gli attuali criteri di accesso e l’importo del Rei “sono da considerare in sede di prima applicazione e tengono conto delle risorse già stanziate. I limiti quantitativi sui quali si concorda potranno dunque essere rivisti verso l’alto nel momento in cui verranno aumentate le risorse destinate alla misura, che a regime dovrà essere universale ed economicamente adeguata”.

Una doppia soglia per l’accesso al beneficio. Il primo punto d’intesa riguarda i criteri per determinare l’accesso al Rei, con l’impegno del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali ad “affiancare alla soglia di accesso Isee, una soglia legata al reddito disponibile”. La richiesta principale dell’Alleanza è quella di superare l’utilizzo esclusivo dell’Isee nel valutare la condizione economica di chi chiede di accedere alla misura. L’utilizzo dell’Indicatore della situazione reddituale (Isr), cioè la componente dell’Isee che misura il reddito, infatti, può aiutare a definire meglio la condizione del potenziale beneficiario. La presenza di una doppia soglia, inoltre, garantirebbe la possibilità di accedere al Rei anzitutto attraverso la definizione del reddito disponibile. Nell’Isr, infatti, viene considerato il canone di locazione, oppure potrebbe permettere anche a quei nuclei in possesso di una prima casa, ma in condizione di povertà, di accedere al beneficio. In pratica, la doppia soglia permette di fotografare meglio le condizioni di povertà delle famiglie. Il Memorandum suggerisce poi che “la soglia Isee adeguata al di sotto della quale si può accedere alla misura non debba essere inferiore a 6mila euro, una soglia che si colloca ben al di sopra di quella usata per il Sia ed in posizione intermedia rispetto a quelle usate nelle altre due misure vigenti contro la povertà (Social Card ed Asdi). Con riguardo al reddito disponibile (Isr) si ritiene invece che la soglia di riferimento non debba essere inferiore ai 3.000 euro; un livello compatibile con: le risorse disponibili, la richiesta di coprire in un primo tempo una buona parte dei destinatari prioritari, la necessità di fornire loro un sostegno adeguato”.

Erogazioni più eque. Anche su questo aspetto, il Memorandum fissa alcuni paletti. Secondo il testo, “l’importo del sostegno monetario deve essere differenziato in base al reddito, ovvero calcolato come differenza tra il reddito disponibile e la soglia di riferimento dell’Isr”. Tuttavia, aggiunge il testo, per evitare che la misura “disincentivi alla ricerca di un’occupazione adeguata si ritiene che la suddetta differenza possa non essere coperta per intero ma per una parte” e nel testo si suggerisce, in sede di prima applicazione, che la quota della differenza coperta non debba essere inferiore al 70 per cento. L’importo del beneficio deve tenere conto anche dell’ampiezza del nucleo familiare, mentre viene “sottratto l’ammontare di eventuali altre prestazioni assistenziali percepite dal nucleo, ad eccezione dell’indennità di accompagnamento e altre prestazioni di analoga natura”.

Evitare la trappola della povertà. Il timore della deriva assistenzialista, però, è sempre in agguato. Per questo, nel documento, viene esplicitato l’impegno da parte del ministero del Lavoro “ad introdurre dei meccanismi per evitare che si crei un disincentivo economico alla ricerca di occupazione – si legge nel testo -, prevedendo di continuare almeno in parte a concedere un sostegno economico ai beneficiari anche dopo un eventuale incremento di reddito che li portasse al di sopra delle soglie di riferimento, con tempi e condizioni da definire tecnicamente nel dettaglio”. L’obiettivo è quello di fare in modo che i beneficiari del Rei non restino inattivi per via del sostegno economico. Ed è proprio in quest’ottica che nel Memorandum si sottolinea l’importanza di un sostegno maggiore ai servizi per l’inclusione. Contrariamente a quanto accade adesso, per cui le risorse per finanziare i servizi provengono o dagli enti territoriali o dai fondi Pon, con il Memorandum “il ministero s’impegna ad introdurre nel Fondo per la lotta alla povertà una specifica linea di finanziamento strutturale per i servizi d’inclusione sociale connessi al Rei – si legge nel testo -, in forma di quota vincolata da destinare ai territori”. Il testo spiega anche che il governo s’impegna anche ad assicurare che tale quota non scenda mai al di sotto del 15 per cento della dotazione complessiva del Fondo e che gli stanziamenti, anche per interventi non strutturali, non scendano mai al di sotto del 25 per cento del Fondo stesso.

Affiancamento ai territori e monitoraggio. L’intesa tra governo e Alleanza prevede anche “l’individuazione di una struttura nazionale permanete di affiancamento delle amministrazioni territoriali competenti, nonché di supporto tecnico, ai fini della piena ed uniforme attuazione del Rei”. Una struttura che, con risorse adeguate, riesca a realizzare attività di promozione, sostengo e implementazione del Rei, diffusione delle linee guida, di protocolli formativi e operativi rivolti agli operatori locali. C’è poi anche la questione della gestione territoriale del Rei. Il Memorandum prevedere la gestione “associata nel territorio di ogni ambito sociale, come definito dalla rispettiva Regione. La definizione delle forme di gestione associata resta comunque di competenza regionale”. Il ministero, infine, si impegna a presentare un piano operativo per avviare un monitoraggio continuo del Rei entro la fine del 2017. Un monitoraggio che andrà di pari passo a quello, del tutto indipendente, avviato a inizio anno proprio dall’Alleanza contro la povertà. (ga)

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