Una persona su nove nel mondo soffre la fame. Non possiamo abbandonare 795 milioni di persone. Il 98% per cento vive nel Sud del mondo di agricoltura e allevamento. #sfidolafame (Scopri di più su: Oxfam.org)
  • Dal 24 febbraio al 31 marzo è possibile contribuire a cambiare le cose, sostenendo i progetti di Oxfam grazie a una donazione con SMS solidale o chiamata da telefono fisso al 45528.
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Roma. Ancora oggi una persona su nove nel mondo soffre la fame. Sono 795 milioni di persone, donne per la maggior parte, che non possiamo abbandonare. Paradossalmente, il 98% di chi fa ancora i conti con una cronica carenza di cibo vive di agricoltura e allevamento nei paesi in via di sviluppo, soprattutto in Africa dove a trovarsi in questa condizione sono 184 milioni di persone (1 su 4).

Un dramma, quello della fame nei paesi poveri, aggravato dai crescenti livelli di disuguaglianza lungo le filiere di produzione, che finiscono per schiacciare i piccoli produttori alimentari a cui va una frazione sempre più ridotta del valore di mercato dei prodotti venduti in tutto il mondo. Basti pensare che un produttore di cacao oggi riceve meno del 6% del prezzo di una tavoletta di cioccolato. Trenta anni fa questa percentuale si attestava al 18%.

Per questo motivo Oxfam interviene con progetti di sviluppo per tutelare i diritti dei piccoli agricoltori, rafforzare i loro modelli di produzione e promuovere maggiori benefici a favore delle comunità locali. Garantisce loro la formazione, gli strumenti necessari e un miglior accesso alla terra, a fonti d’acqua, al mercato; pone le basi per resistere agli effetti del cambiamento climatico, che minacciano di portare sotto la soglia di povertà altri 122 milioni di persone di qui al 2030, sviluppando le competenze per adattarsi a eventi estremi e imprevedibili come la lunghissima siccità che nell’ultimo anno ha devastato i raccolti in molti paesi e colpito decine di milioni di persone.

Fare tutto questo nelle regioni dell’Africa sub-sahariana - spesso punti di partenza dei drammatici e interminabili viaggi della speranza verso l’Italia e l’Europa - dove il 70% della popolazione dipende dall’agricoltura per la propria sopravvivenza, significa dare un futuro a milioni di persone altrimenti spesso costrette a lasciare il proprio paese. Basti pensare che in quest’area del pianeta, in termini di riduzione della povertà, la crescita dell’agricoltura ha un impatto sulle economie dei singoli paesi, 11 volte superiore a quella di qualsiasi altro settore.

Il sostegno alle donne rappresenta un fattore chiave di cambiamento. Pur costituendo oltre il 40% della forza lavoro in molti paesi africani, le donne hanno accesso a meno del 10% dei crediti concessi in agricoltura ai piccoli produttori. Eppure se avessero lo stesso accesso degli uomini alla terra e ad altri fattori produttivi, si potrebbe migliorare il rendimento dei raccolti del 20-30%; un circolo virtuoso che a livello globale porterebbe a ridurre la fame del 19%.
  • Per loro e per sostenere le loro comunità Oxfam lancia la Campagna di raccolta fondi SFIDO LA FAME, grazie alla quale dal 24 febbraio al 31 marzo sarà possibile donare un aiuto (di 2, 5 o 10 euro) con un sms solidale o chiamata da telefono fisso al 45528.
"Possiamo sconfiggere la fame nell'arco temporale di questa generazione! Ancora oggi 795 milioni di persone soffrono per la mancanza di acqua e cibo, soprattutto in Africa. – dice Maurizia Iachino, presidente di Oxfam Italia – Con la Campagna Sfido la fame sosterremo le comunità agricole in Senegal e Sudan, paesi africani in cui le donne non hanno ancora accesso al credito e alla terra. Colmare il divario tra uomini e donne, in termini di opportunità e diritti, è cruciale, avrebbe una diretta influenza sulla povertà, salvando dalla fame fino a 150 milioni di persone nel mondo”.

Oxfam Italia utilizzerà i fondi raccolti dalla campagna SFIDO LA FAME per sostenere circa 13 mila persone, per la maggior parte donne, attraverso progetti di cooperazione finalizzati a migliorare la produzione di cibo, l’accesso alle risorse e al credito, rafforzandone la capacità di creare e commercializzare prodotti agricoli e artigianali in Sudan e Senegal. I fondi serviranno anche a finanziare i programmi di accoglienza e integrazione in Italia di migranti – donne e bambini in particolare – che fuggono da fame e povertà.

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