Le recenti evoluzioni dei sistemi economici hanno segnato importanti cambiamenti nelle dinamiche di consumo e in quelle produttive, facendo emergere con forza l’importanza dell’innovazione. (Scopri di più su: IrisNetwork.it)

Tra i fattori che, a diversi livelli, possono sostenere l’innovazione vi sono anche i cosiddetti luoghi di innovazione, cioè quegli spazi fisici, come ad esempio gli incubatori, i co-working, ma anche gli spazi collaborativi informali (es. biblioteche, bar e librerie), nei quali le persone possono incontrarsi per scambiarsi idee, apprendere reciprocamente e collaborare.

Questi spazi possono essere un importante moltiplicatore del patrimonio cognitivo, umano e sociale presente in un territorio, in quanto offrono occasioni per sperimentare e sviluppare tecnologie, servizi e modelli d’impresa che al tempo stesso beneficiano della partecipazione diretta dei cittadini entro un framework collaborativo e generano nuove soluzioni ai problemi della comunità. In altri termini, possono contribuire a sviluppare in un territorio una particolare “atmosfera creativa” della quale possono beneficiare tutti gli attori (individui, gruppi più o meno formali, organizzazioni, ecc.) che vi operano.

Fabrizio Montanari (Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia) e Lorenzo Mizzau (Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano) – nel saggio breve I luoghi di innovazione: un primo modello organizzativo per fenomeni emergenti pubblicato sulla rivista Impresa Sociale – propongono una riflessione sulle caratteristiche organizzative dei luoghi di innovazione, con l’obiettivo di comprendere le leve a disposizione sia dei policy maker che dei soggetti gestori per aumentarne efficacia, impatto e sostenibilità.

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