Mentre il 2008 si chiude con un bilancio "altalenante" sul fronte delle adozioni internazionali, il 2009 si preannuncia come un anno fecondo per l'accoglienza familiare. All'orizzonte si intravedono una serie di cambiamenti, segnali positivi che daranno una speranza a migliaia di famiglie in attesa di poter adottare un bambino e ad altrettanti minori di poter diventare figli.
I dati parlano di un'accoglienza interrotta da mille ostacoli - solo un bambino su cinque trova una famiglia con l'adozione - tuttavia si deve considerare che alcuni Paesi stanno vivendo una graduale fase di ripresa delle adozioni internazionali, altri hanno consolidato, nell'ultimo anno, i rapporti di collaborazione con il nostro Paese.
Partiamo dal continente sudamericano, una delle principali aree di provenienza dei figli adottivi italiani. Il
Brasile ha confermato, in occasione di un Convegno internazionale tenutosi a San Paolo lo scorso 4 e 5 dicembre, la volontà di lavorare proficuamente con il nostro Paese per dare una famiglia ai tanti bambini abbandonati che vivono in istituto. E' un segnale politico forte, che arriva da un Paese che storicamente ha dato tanti figli alle famiglie italiane: l'Italia si conferma, infatti, il Paese che adotta il maggior numero di bambini brasiliani. Il caso più eclatante è quello dello Stato di San Paolo, in cui su 147 adozioni realizzate nel 2008, la quasi totalità, ben 134, sono state portate a termine da coppie italiane.
Anche la
Colombia ha raggiunto risultati significativi nel 2008, traguardi che fanno intravedere prospettive rassicuranti per il nuovo anno. Sono aumentati i bambini accolti dalle famiglie nel 2008 (380 minori adottati nel 2007, oltre 400 nel 2008) con un'età media cresciuta in maniera significativa.
La
Bolivia, nonostante una forte instabilità politica che ha avuto evidenti riflessi sul sistema adozioni, ha registrato un miglioramento a fine 2008. La macchina burocratica si è rimessa in moto, con l'avvio di diversi abbinamenti dei bambini alle famiglie.
Il continente asiatico fa ben sperare per molte famiglie in attesa di adottare un bambino. Nei primi mesi del 2009 arriveranno i primi diciannove bambini - tutte femmine - dalla
Cina, solo per le coppie che hanno dato l'incarico ad AiBi e Ciai: gli unici enti riconosciuti dal Governo di Pechino. Si tratterà in assoluto dei primi bambini cinesi adottati dalle famiglie italiane: un traguardo raggiunto grazie a un intenso lavoro diplomatico e politico tra Italia e Cina.
In
Nepal si raccoglieranno nel 2009 i frutti del lavoro dell'ultimo anno di attività. Dopo l'approvazione della nuova legge sulle adozioni e l'accreditamento di 58 enti stranieri, arriverà anche il momento della ripresa delle adozioni.
Nella vicina
Cambogia il 2009 potrebbe essere l'anno in cui sarà approvata la nuova legge per l'adozione internazionale a seguito della ratifica della Convenzione de l'Aja del 2007, principale strumento di tutela dei minori adottabili e delle aspiranti famiglie adottive.
All'insegna del consolidamento è stata la collaborazione con due Paesi chiave dell'Est Europa:
Federazione Russa e
Ucraina. Il Governo di Mosca ha concluso con l'Italia l'accordo bilaterale sulle adozioni internazionali lo scorso 6 novembre. Un importante traguardo per la diplomazia italiana: l'Italia è stato il primo Paese straniero con cui Mosca ha definito questo tipo di accordo. Sul fronte Ucraina, è stato costruttivo il lavoro svolto nel 2008 dalle autorità locali e gli enti italiani. Sebbene sia "limitato" il numero dei minori ucraini destinati all'adozione internazionale nel 2009, le autorità ucraine fanno sapere che sarebbero 14.500 i bambini grandicelli in attesa di essere accolti da una famiglia.
La
Bulgaria sembrerebbe uscita dalla fase di stallo in cui si trovava negli ultimi tre anni. Nel 2008 la macchina delle adozioni si è rimessa in moto: l'Autorità Centrale bulgara ha esaminato 328 pratiche adottive di coppie straniere, una cifra che in un solo anno supera quella realizzata nell'arco degli ultimi tre.
La grande sfida del 2009 arriva dal continente africano. E' grave la condizione dell'infanzia abbandonata in molti Paesi dell'area: in
Kenya e nella
Repubblica Democratica del Congo, per citare il caso delle realtà in cui opera AiBi, sono milioni gli orfani, i minori abbandonati, i bambini che vivono per strada. Un esercito di innocenti, costretti a pagare sulla propria pelle ogni male che affligge l'area: conflitti, carestie, Aids. In Kenya le stime dell'Unicef parlano di 2,4 milioni di bambini senza famiglia. Anche nella Repubblica Democratica del Congo la situazione è drammatica: nel clima di terrore e caos della guerra, molti bambini sono stati separati dalle loro famiglie, altri sono stati abbandonati nei centri o per le strade dei villaggi.
La sfida del nuovo anno sarà quella di rendere figlio ognuno di loro.